Alfie è un englishman in New York che si diverte, per
piacere puramente personale, a giocare con le donne. Flirta con loro, le
conquista, magari ci vive insieme qualche settimana, e poi le lascia. Sempre.
Alfie non lascia entrare il sentimento dell'amore, lo schiva, lo fredda prima
che possa esserne colpito. La sua vita è tutta immagine e narcisismo, senza un
fondo di reale cattiveria, ma con un velo di aridità, che prima o poi lascerà
il segno.
Impersonato dal fascino wildiano di Jude Law, questo remake
di un film (Alfie) che negli anni '60 aveva lanciato un giovane Michael Caine e
fatto impallidire per la trasgressione la società del tempo, oggi ci lascia
perplessi. Il continuo rivolgersi del protagonista alla macchina da presa,
priva ogni azione e movimento di qualsiasi pathos e lo spettatore non riesce a
immergersi nei piaceri e nei drammi della storia perché se ne distacca ogni
volta che ascolta le parole di Alfie. Le immagini di New York, i look dandy a
profusione, la Vespa finto povero e le auto fiammanti diventano così la vera
anima del film. Anche l'unico momento di emozione (se così possiamo definirla),
una passeggiata sulla spiaggia con un semi-sconosciuto, si annacqua in una
morale facilona per chiudere con una lacrima: Se non abbiamo la pace dell'anima
non abbiamo niente.
Buona Visione!
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